venerdì 31 maggio 2013

Comunicazione Efficace



Se ne sente parlare e se ne legge in ogni dove: in televisione, alla radio, su cartelloni pubblicitari ogni dieci metri di strada, nelle pagine internet come banner o fastidiosissime finestre che si aprono automaticamente (alias pop-up), persino come inserti pubblicitari dei libri che acquistiamo.
E tutti i GRANDI esperti di questo settore (???) sono pronti a propinare corsi di formazione , finanche master per diventare esperti e VINCENTI comunicatori, svelando tecniche e segreti che solo gli addetti ai lavori potranno instillare stillando qualche (sostanzioso) soldo ai poveri mal capitati.
Fruitori (o vittime, punti di vista...) di questi fantomatici corsi sarebbero potenzialmente tutti ma vengono più facilmente adescati aziende, dai leader (e chiamarli così è già comunicazione efficace per taluni!) ai "semplici" impiegati, persone un po' timide che sperano di acquisire chissà quale panacea che permetterà loro di diventare abili e amabili conversatori, carenti di autostima (e su questo ci si gioca tutto!!!) che, almeno così dice la pubblicità, diventando esperti nel comunicare acquisiranno maggiore autostima e saranno più felici e contenti di vivere. 

sabato 13 aprile 2013

Non so dire "Ti amo"




Qualche tempo fa, sia a Roma che in altre città, sono stato attratto da un cartellone pubblicitario di un gioiello che "aiuta", se così possiamo dire, quelle persone che hanno difficoltà ad esprimere i loro sentimenti e a condividere la gioia dell'amore con i propri partner. anche attraverso una frase come "TI AMO".
Non volendomi ritrovare con una denuncia per diffamazione, calunnia o chissà che, non farò il nome di questa ditta ma per farla breve diciamo che questo monile recava, nascosta, la scritta " Ti amo" e la pubblicità era proprio mirata a quelle persone che non riescono a dire questa frase e che potrebbero quindi avvalersi di questo prezioso espediente.

venerdì 22 marzo 2013

Ipocondria: la malattia che non c'è


Molière già ne parlava quattro (!!!) secoli fa per puntare il dito contro lo stato di stallo in cui versava la scienza, soprattutto quella medica e quindi, la mancanza di progresso.
Nel nostro cinema un grande Alberto Sordi interpreta questa commedia mostrando magistralmente, seppure con varie sfumature, cosa può accadere quando la "fobia" di avere una malattia domina la vita di una persona.
Ho usato le virgolette scrivendo "fobia" poichè, di fatto, l'ipocondria è qualcosa di diverso dalla fobia propriamente detta.
Riconosciuta quale disagio specifico da nemmeno vent'anni, l'ipocondria rientrava fra le possibili manifestazioni di un termine che, purtroppo, stenta ad abbandonare il linguaggio e il pensiero comune ma, soprattutto, un termine che continua, impropriamente, ad essere utilizzato da medici e da psicologi: isteria.
Fino a un secolo fa (pensate un pò...) con il termine isteria si identificavano tutte quelle persone, tipicamente di sesso femminile in quanto isteria deriva direttamente dal greco hystera, che significa utero, che presentavano una serie di "neverosi" ovvero atteggiamente comportamentali ed esternazioni emotive un pò "bizzarre" e che molto spesso venivano ricondotte o a squilibri ormonali (tipici ad esempio di un periodo pre-mestruale o mestruale) o a carenze sessuali, che provocavano squilibri ormonali.

sabato 2 marzo 2013

LA Psicoterapia





http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/02/psicoterapia-istruzioni-per-luso-3-durata-e-costo-della-terapia/517785/?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews



E dire che il precedente articolo mi era molto piaciuto; questo è davvero troppo limitante e, sentendomi chiamato in causa, anche pò sminuente fino ad essere offensivo nei confronti di talune psicoterapie e di taluni psicoterapeuti, me compreso ovviamente.
Ridurre il lavoro con una persona, il cercare di capire assieme ad essa i suoi meccanismi di funzionamento mentale, guardando ciò in cui si manifestano e cioè comportamenti ed emozioni, a mera risoluzione di un sintomo beh....cosa ci chiede il medico?Ah si, i sintomi, per poi darci la "cura".
La psicoterapia è riuscire a modificare ciò che produce il sintomo, che altrimenti si ripresenterà ancora e ancora (la "non guarigione" ma sola "remissione").
Questo non vuol dire per forza anni di terapia o almeno non per tutti è uguale: significherebbe assimilare tutte le persone e tutte le loro personalità...

sabato 23 febbraio 2013

Cura o Diagnosi?






http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/19/psicoterapia-istruzioni-per-luso-2-diagnosi-finalita-e-obiettivi-della/504707/?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews


Questo interessante e, almeno per me, molto divertente articolo è apparso qualche giorno fa su una rivista online e devo dire che, leggendolo, mi sono ricordato di quanto sia triste, per certi versi, la mia professione a causa, soprattutto, della "psichiatrizzazione"  (e la conseguente "istituzionalizzazione") del disagio mentale.
Ma, in fondo, Freud, "padre della psicoanalisi" (=madre delle psicoterapie), era un medico non uno psicologo; dunque non mi stupisco se, ancora oggi, con la "scusa" della scientificità, perchè solo con un linguaggio comune (che guarda caso è mutuato dalla psichiatria) si può comunicare scientificamente, ci si barrichi dietro le terminologie psichiatriche (che fanno tanta paura solo a nominarle).
Ammetto che se mi dovessi chiedere se viene prima il bisogno dell'essere umano di avere delle certezze/risposte (leggasi diagnosi) oppure il bisogno di un "linguaggio comune" all'interno della comunità scientifica beh..non so se saprei rispondermi.

venerdì 8 febbraio 2013

Adolescenti da aiutare


Qualche giorno fa ho letto un'intervista ad un "noto" psichiatra di Roma sul disagio giovanile, sulle sue cause e sulle modalità per prevenirlo.
Non faccio mistero del fatto che penso che gli psichiatri dovrebbero fare il loro mestiere di medico con specializzazione in psichiatria, curando, quindi, farmacologicamente, quei casi di disagio che ne richiedono l'intervento.
Ahimè, sono sempre troppo pochi quegli psichiatri che hanno l'onestà intellettuale e professionale di ammettere una loro lacuna nell'ambito della clinica (se non quella più grave, da reparto); molti altri si interessano e curano, talora impropriamente, i disagi delle persone che si rivolgono a loro, spesso perchè volti noti o perchè sono i "signorotti" dei servizi di salute mentale territoriali... 
Ma non è questo l'argomento di discussione..

giovedì 24 gennaio 2013

Se il benessere mentale finisce su Groupon...



Qualche giorno fa una mia amica e collega mi informa della presenza su Groupon di un'offerta di prestazioni psicologiche a bassissimo costo e a mo' di pacchetto.
La collega, che ha già scritto un dettagliato articolo sul suo blog, ci ha tenuto a contattarmi rapidamente in quanto nell'offerta di groupon erano state inserite informazioni "rubate" dal mio sito ( Psicologhiamo.it ) e per confrontarci sull'assurdità di questa nuova moda che speriamo non prenda piede fra i colleghi.
Abbastanza sconcertato sono andato io stesso a controllare e di fatto così era: Groupon aveva utilizzato una mia pagina web senza alcuna richiesta, permesso e autorizzazione per pubblicizzare un'offerta relativa ad un pacchetto di una "psicologa", che sinceramente stento a definire tale.
Il fatto che Groupon possa aver preso una pagina del mio sito, ovviamente, mi importa ben poco; sarebbe potuta essere "pubblicità gratuita" per me; la cosa che mi ha lasciato basito, come è accaduto alla mia collega, è stata proprio il tipo di offerta: un pacchetto di qualche seduta psicoterapica scontato, a prezzo "conveniente".
Tre sedute però...dopo chissà cosa sarebbe accaduto.

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