http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/02/psicoterapia-istruzioni-per-luso-3-durata-e-costo-della-terapia/517785/?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews
E dire che il precedente articolo mi era molto piaciuto; questo è davvero troppo limitante e, sentendomi chiamato in causa, anche pò sminuente fino ad essere offensivo nei confronti di talune psicoterapie e di taluni psicoterapeuti, me compreso ovviamente.
Ridurre il lavoro con una persona, il cercare di capire assieme ad essa i suoi meccanismi di funzionamento mentale, guardando ciò in cui si manifestano e cioè comportamenti ed emozioni, a mera risoluzione di un sintomo beh....cosa ci chiede il medico?Ah si, i sintomi, per poi darci la "cura".
La psicoterapia è riuscire a modificare ciò che produce il sintomo, che altrimenti si ripresenterà ancora e ancora (la "non guarigione" ma sola "remissione").
Questo non vuol dire per forza anni di terapia o almeno non per tutti è uguale: significherebbe assimilare tutte le persone e tutte le loro personalità...
A questo punto diamoci dei numeretti e facciamo prima; gli esseri umani sono degli universi unici e irripetibili:dare delle direttive generali su come vadano le cose significa semplificare un'intera vita di esperienze così diverse da persona a persona e proprio per tale diversità ciò che vale per me non è applicabile ad alcun altro essere umano....
Affrontare un lavoro su se stessi è qualcosa di molto faticoso è vero; c'è da capire, c'è da provare emozioni che spesso abbiamo preferito lasciar da parte, nascondendoci dietro meccanismi spesso disfunzionali per evitare quella sofferenza.
E nel momento in cui arriva il sintomo arriva la paura: nessuno va in terapia quando sta bene.
Si cerca aiuto quando c'è un sintomo forte come l'ansia che non sono è di tipo psichico ma lo è soprattutto fisico..Nessuno che soffra d'ansia è subito andato dallo psicologo ma è prima passato da tutti i medici.
Quando alla fine si è dovuto fare i conti con "qualcosa che non va" con se stessi allora ecco la telefonata allo psicologo.
Le persone che soffrono di umore generalmente ci vengono portate in terapia.
E dunque la cosa più importante è la risoluzione del sintomo perchè magari "non voglio essere dipendente dai farmaci".
Nessun onesto psicoterapeuta obbliga una persona a restare in terapia anche dopo che il sintomo è stato risolto: dopo aver dato una plausibile teoria della nascita del disturbo, in base alle esperienze di vita di una persona, si spiega alle persone cosa potrebbero fare per evitare che il disturbo si ripresenti in futuro.
Questo spesso implica un lavoro più profondo su se stessi; implica andare a toccare delle corde spesso associate a esperienze di dolore, di umiliazione, di vergogna.
Spesso le persone non vogliono ciò; preferiscono risolvere solo il sintomo ed è giusto che sia così.
Spesso andare a fondo di qualcosa porta alla luce meccanismi che fanno parte di sistemi complessi, che necessitano di un lavoro più duro e complesso perchè c'è da capire come funziona qualcosa prima di poterlo cambiare e non tutti capiscono le cose con la medesima velocità (e non tutti sono disposti a capire subito!).
Ma nemmeno questo significa 10 anni di terapia (per quanto alcuni hanno sperimentato proprio questo...).
Per non parlare poi di disagi più gravi e complessi come i disturbi di personalità: difficoltà che le persone che ne soffrono non riescono a cogliere come tali in quanto è la loro stessa essenza; le persone con tali disturbi giungono in terapia perchè, ad esempio, vengono lasciati/e dai propri partner, vengono allontanati dalle amicizie, non riescono a trovare lavoro.
Insomma, difficoltà relazionali il più delle volte, che per le persone coinvolte non si spiegano in termini di disagio: esse vivono la loro vita mettendo in atto ogni giorni, nelle loro relazioni, le uniche modalità comportamentali ed emotive che conoscono.
Con questo genere di problematiche il discorso psicoterapia si amplia e complica ancora di più e ancora di più non è applicabile lo sminuente sproloquio fatto nell'articolo citato.
La paura che spinge gli esseri umani a cercare risposte, nel momento in cui sopraffà lo psicologo stesso, allora è indice di una relazione terapeutica che non porterà nessun giovamento.
Le persone verranno sempre con la domanda "Cosa ho?, "Cosa mi sta capitando?","Tornerò a vivere come prima?","Guarirò?"; sempre accadrà perchè questa paura di cosa mi accadrà nel futuro mi serve per vivere nel migliore dei modi oggi.
Ed è questo infatti l'errore cognitivo di ogni tipo di disturbo: dilazionare indefinitivamente nel tempo il disturbo stesso, mi impedisce, in realtà, la risoluzione oggi.
La psicoterapia è un lavoro che viaggia nei tre spazi temporali: nel passato per capire l'origine, l'evoluzione e il mantenimento di un disagio; nel presente per attaccare e risolvere quelli che sono i "sintomi" del disagio, tramite la conoscenza di ciò che ha (ri)attivato, oggi, il disturbo, in qualunque forma sintomatica esso si sia presentato; nel futuro, dopo che è stata posta soluzione alla sintomatologia attuale e mentre si lavora sul passato, per evitare l'eventuale ripresentarsi.
Questo è un ottimale modo di lavorare, come ve ne sono molti altri; laddove non vi è miglioramento o stallo che si risolve beh...forse è il caso di cambiare professionista.
Nessun commento:
Posta un commento