Le ferite della nostra anima trovano da sè il tempo di guarire.
La buona notizia è che la cura c'è.
(MF)
Non è questo il luogo per fare una lezione di svariate pagine sulla terapia cognitivo comportamentale, quindi mi limiterò a dare alcuni riferimenti essenziali su questa teoria.
"In principio" vi era la causa e l'effetto: le emozioni e i comportamenti umani sono direttamente connessi (causati) alle situazioni che si stanno vivendo in quel momento e che li generano:
SITUAZIONE===> EMOZIONE/COMPORTAMENTO
La teoria cognitivo comportamentale introduce un terzo elemento quale causa di ciò che proviamo emotivamente e dei comportamenti che mettiamo in atto di fronte alle situazioni: il pensiero, l'elaborazione cognitiva della situazione, spesso automatica e incosapevole!
SITUAZIONE==> PENSIERO==> EMOZIONE/COMPORTAMENTO
È infatti ciò che pensiamo di una determinata situazione, come la interpretiamo, a determinare in noi emozioni e comportamenti.
Molto spesso, però, le interpretazioni che diamo agli eventi non sono solo quelle che facciamo a livello razionale.
Infatti, prima ancora di dare un "giudizio" positivo o negativo di un evento, nella nostra mente scattano dei pensieri cosiddetti "automatici".
Questi pensieri automatici, che possono anche essere delle immagini, sfuggono alla nostra coscienza poichè non sappiamo riconoscerli, sono brevissimi e velocissimi.
Infatti, prima ancora di dare un "giudizio" positivo o negativo di un evento, nella nostra mente scattano dei pensieri cosiddetti "automatici".
Questi pensieri automatici, che possono anche essere delle immagini, sfuggono alla nostra coscienza poichè non sappiamo riconoscerli, sono brevissimi e velocissimi.
Sono loro, però, la vera causa delle emozioni negative e dei comportamenti disfunzionali che proviamo e/o agiamo in risposta ad alcuni eventi.
Sono pensieri corti, velocissimi, quasi telegrafici ("sarà un disastro"); sono angoscianti perchè producono emozioni negative; sono distorti perchè forniscono interpretazioni ERRONEE, PARZIALI e POCO REALISTICHE degli eventi.
Sono pensieri corti, velocissimi, quasi telegrafici ("sarà un disastro"); sono angoscianti perchè producono emozioni negative; sono distorti perchè forniscono interpretazioni ERRONEE, PARZIALI e POCO REALISTICHE degli eventi.
Per fare un esempio: la paura di morire o di avere un infarto o di impazzire che prova una persona che sta avendo un attacco di panico, puntualmente NON diviene realtà: tuttavia i pensieri distorti che quella persona ha in quel momento le fanno credere che la situazione che sta vivendo avrà davvero quelle conseguenze!
L'approccio cognitivo-comportamentale mira proprio a modificare i pensieri distorti che causano le emozioni e i comportamenti disfunzionali di una persona sofferente.
Imparando a riconoscere i propri pensieri automatici e a darne una valutazione più realistica si riducono i sintomi di un disturbo sino alla sua eliminazione.
Imparando a riconoscere i propri pensieri automatici e a darne una valutazione più realistica si riducono i sintomi di un disturbo sino alla sua eliminazione.
Nel corso della terapia cognitivo comportamentale vengono affrontate anche altre caratteristiche della persona che possono aver contribuito a scatenare e mantenere il disturbo: i pensieri automatici, infatti, sono solo il livello più superficiale!
L'approccio cognitivo comportamentale è un tipo di terapia ad effetto molto immediato poichè basata principalmente sull'attenzione al presente: difatti, sin dalle prime sedute la persona sperimenta un miglioramento del suo umore, sempre che vi sia motivazione e l'impegno!
Focalizzandosi sul presente, la terapia cognitivo-comportamentale può durare poche sedute come anche un anno o più: dipenderà, dalla gravità del disturbo e da quanto la persona voglia approfondire e "ristrutturare" di sè e del suo assetto mentale.
È importante sottolineare che la terapia cognitivo-comportamentale poggia su una base sperimentale e un metodo scientifico che ne ha validato l'efficacia nel trattamento di numerosi disturbi psicologici.
Spesso è stata considerata una terapia che non poteva andare oltre la "cura" dei sintomi in quanto poco profonda; questo non è assolutamente vero.
Come già scritto, se una persona è intenzionata ad approfondire e modificare aspetti della propria persona (per evitare il ripresentarsi in futuro di problemi di qualunque natura, dovuti a traumi più profondi) è necessario accedere ai pensieri più profondi su noi stessi (credenze di base, core beliefs), originatisi nelle prime esperienze traumatiche e che hanno da allora condizionato i nostri modi pensare, comportarci e provare emozioni, generando regole rigide di vita e di comportamento e leggi per noi stessi che ci fanno vivere male (credenze intermedie).
Queste credenze profonde su noi stessi, quando sono poco funzionali (sono sbagliato, non valgo niente, non sono degno di amore - per citarne alcune -) si riattivano in situazioni "simili" a quelle che le hanno generate causando così l'instaurarsi di un disagio psicologico.
Analizzare e modificare queste credenze è possibile anche se nessuno può parlare di tempistiche.
Nella mia pratica clinica ho iniziato ad utilizzare la tecnica dell'EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) con quasi tutti i pazienti e, integrata con la terapia cognitivo comportamentale che è la mia formazione di base, si sta rivelando un'accoppiata vincente nella risoluzione di moltissime problematiche con una riduzione notevole dei tempi di terapia. Questo perchè l'EMDR è una tecnica che permette di accedere ai ricordi traumatici delle esperienze che hanno generato le idee negative profonde su noi stessi e che continuano ad influenzare la vita attuale generando disturbo e lavorarci efficacemente e in maniera specifica.