Il colloquio con lo psicologo


Decidere di rivolgersi ad uno psicologo può significare diverse cose: il "caso" più frequente è quello in cui una persona che ha maturato la consapevolezza di avere un disagio più o meno intenso. In questo specifico caso, ovviamente, può essere insorto un sintomo come ad esempio ansia, depressione, disturbi alimentari o da dipendenze, ecc.
Una persona però può anche decidere di voler affrontare un percorso di conoscenza personale per capire "da dove provengono" alcuni suoi comportamenti e modi di pensare ed eventualmente modificarli, se gli creano difficoltà: parliamo ad esempio di difficoltà a gestire lo stress, la rabbia, difficoltà comunicative e relazionali, problematiche legate all'autostima e alle capacità assertive, ecc.
Infine, ci si può rivolgere ad uno psicologo per un "counselling" su particolari situazioni di vita in cui c'è necessità di prendere delle decisioni per le quali si desidera essere supportati o, perchè no, aiutati: quindi, in questi casi l'obiettivo sarà aumentare il "problem solving" della persona e le sue abilità così dette di "decision making" ed altre che possono essere utili nella particolare situazione di vita del momento.
Una seduta psicologica "inizia", quindi, con una richiesta da parte di una persona ad un professionista: una richiesta d'aiuto.


Molte persone, immaginando una seduta dallo psicologo, si rappresentano uno scenario abbastanza tipico, stereotipato e, a dirla tutta, per niente corrispondente con la realtà (o almeno non sempre), per lo più trasmesso dai media: paziente sdraiato sul lettino a parlare della sua infanzia e dei vari traumi subiti (9 volte su 10 traumi dovuti al rapporto con i genitori) e psicologo che prende appunti (o peggio che dorme!).
In realtà, non avviene proprio questo; o meglio, per essere precisi, lettino e intenso lavoro sul passato sono tecniche proprie di uno psicoanalista, cioè uno psicologo che ha preso una specializzazione in psicoanalisi (tuttavia questa differenziazione non è sufficiente poichè sarebbe riduttivo dire che la psicoanalisi è solo questo!).

La seduta psicologica è innanzitutto un colloquio fra due persone: la persona che porta il suo disagio, il suo problema che "fa una domanda" e lo psicologo, che mette a disposizione la sua competenza professionale.
Lo psicologo, tramite il colloquio, esamina in maniera più approfondita il problema presentato dalla persona: cerca di capire, insieme alla persona, quali possono essere le cause che hanno scatenato il problema e cerca, sempre insieme alla persona, delle possibili soluzioni ad esso. Tecnicamente questa fase iniziale è l'analisi della domanda e può "durare" anche più di una seduta; talora, a percorso iniziato, la domanda iniziale di aiuto può anche mutare, perchè magari nascono nuovi bisogni nella persona e/o si identificano situazioni e obiettivi ulteriori.

Potrebbe sembrare semplicistico dire che dallo psicologo si va solo per parlare e in effetti non è così semplice.

Lo psicologo possiede strumenti che aiutano la persona a focalizzare meglio i suoi pensieri e le sue emozioni e ad esprimerli appieno; se necessario, insegna alla persona tecniche per gestire i problemi (ad esempio tecniche di problem solving, tecniche di rilassamento, tecniche di gestione dell'ansia, gestione dello stress, tecniche per potenziare le abilità sociali, abilità assertive e comunicative e molte altre); cerca di alleviare le sofferenze della persona, fornendo ad essa ma soprattutto tramite ciò che la persona gli porta una chiave di lettura (storia del disturbo) del suo sintomo e una possibile soluzione.
Lo scopo dei colloqui è capire, psicologo e paziente insieme, qual è il problema, cosa lo ha causato e come mai continua e permanere.
Lo psicologo cerca di comprendere e far comprendere le modalità, spesso automatiche e incosapevoli, che la persona mette in atto quando si presentano i problemi e insieme cercano modi più efficaci di agire.
Può essere utile durante le sedute l'utilizzo di test psicodiagnostici, che servono a valutare alcuni aspetti della vita della persona o l'intensità di alcuni sintomi/disturbi.
Anche relativamente ai test psicologici esistono alcuni pregiudizi: il più diffuso è probabilmente quello secondo cui con i test psicologici si capisce TUTTO di una persona, se ne sonda la personalità e si scoprono chissà quali segreti.
Cosa non esattamente vera. Vi sono dei test che valutano si aspetti della personalità ma è anche vero che se una persona non risponde "onestamente" alle domande di un test, l'unica cosa che fa è invalidare il test stesso, rendendo inutili i risultati.
Nei test non esistono maniere giuste o sbagliate di rispondere e lo psicologo non utilizza i test perchè vuole sapere chissà cosa su una persona, magari qualche segreto che la persona vuol tenere per sè: lo psicologo di una persona conosce solo ciò che la persona gli dirà.
Quindi i test, se utilizzati, servono allo psicologo ad avere una visione più completa del problema e della persona; visione che ovviamente viene condivisa con il paziente (ovvero lo psicologo NON tiene per sè i risultati dei test ma li comunica alla persona, SEMPRE!).
Così come non deve essere un segreto COSA è il disagio che sta vivendo la persona: che si chiami ansia, depressione, fobia o altro: la DIAGNOSI, che tutti vogliono, DEVE essere condivisa e condivisi devono essere i metodi per fronteggiare il problema, colloqui psicologici, sostegno, tecniche particolari.
La persona deve sapere cosa verrà fatto durante il percorso psicologico o durante la terapia e perchè viene fatto, quali sono gli obiettivi!
In fondo è della loro vita che si parla e del loro benessere mentale: non condividere con il paziente significa semplicemente non creare alcuna relazione terapeutica efficace.
Non esiste colloquio ed eventuale sostegno e/o psicoterapia che non si basi sulla relazione terapeutica: rispetto, fiducia, onestà, umiltà reciproci ne sono alla base e senza di esse la persona non sarà motivata al percorso e lo psicologo non sarà un professionista degno di questo nome.
In conclusione una seduta psicologica è un "colloquio fra due persone che crea una relazione": un membro della relazione utilizza il colloquio per portare un problema e cercare di risolverlo; l'altro membro offre conoscenze, strumenti teorici e pratici, calore, empatia, accettazione incondizionata e professionalità per risolvere insieme alla persona il suo problema.
Non ci sono tempi prestabiliti, salvo per alcune circostanze molto specifiche.
Si può però anzi si DEVE stabilire su cosa lavorare e cosa ottenere: a decidere questo deve essere la persona che chiede aiuto per riprendere in mano la propria vita e questo passo lo fa già ammettendo lei stessa cosa vuole ottenere.
Durante il colloquio con lo psicologo una persona può più precisamente focalizzare il proprio obiettivo da raggiungere e questo restringe il campo d'azione su cui intervenire.
Per capirci: spesso una persona dice "semplicemente" che sta male, che è insoddisfatta, che non è serena; in terapia io chiedo alla persona di dimenticare questi termini significano poco e non ci dicono nulla su COSA crea o mantiene una situazione.
Quindi, il primo obiettivo, è identificare cosa è il malessere della persona; già questa cosa, tramite il colloquio psicologico, allevia moltissimo lo stato d'animo delle persona che, credendo che sia l'intera loro vita ad andare a rotoli, ad essere confusa, ecc., si rendono conto di avere ANCORA moltissime aree della loro vita funzionali e che, a causa dei loro automatismi emotivi e comportamentali, non riescono più a vedere razionalmente e con uno stato emotivo adeguato l'effettiva portate del loro malessere.

Stabili gli obiettivi di un qualsiasi intervento psicologico è, dunque, il primo passo da fare tramite i colloqui; tutto quanto avviene dopo, attraverso il consolidarsi della relazione terapeutica e l'acquisizione di conoscenze sul problema da parte sia della persona che dello psicologo, varia a seconda dell'orientamento teorico proprio di ogni professionista che, in base alle proprie competenze, offrire un "metodo" piuttosto che un altro; ognuno, sempre e comunque, mirato al recupero di una condizione di benessere della persona.

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