lunedì 3 giugno 2013

Attacchi di Panico: guarire si può


Titolo pretenzioso probabilmente ma di certo realista.
Perchè dagli attacchi di panico si guarisce definitivamente, una volta capito cosa è, perchè accade (quindi cosa lo scatena) e, soprattutto, perchè accade proprio a noi!
Guarire non significa per forza assumere dei farmaci, per quanto a molte persone questa può sembrare la via più facile perchè da subito dei risultati: i farmaci, di fatto, eliminano il problema/sintomo(!) ....che si ripresenterà non appena si interromperà la loro assunzione, spesso perchè, appunto, si sta bene e senza sintomi.
I farmaci, alle volte, sono essenziali per iniziare un buon lavoro terapeutico e per affrontare "compiti" difficili da attuare in fase di ansia acuta.
Una terapia efficace dovrebbe tuttavia avere come obiettivo l'eliminazione del supporto farmacologico, laddove ve ne fosse stato bisogno.
Attenzione alle "false" remissioni: quelle spontanee, fisiologiche, dovute alla natura stessa dell'ansia.
Chiunque soffre di ansia e di attacchi di panico sa bene che c'è spesso un periodo di relativo benessere e "quando meno ce lo aspettiamo" ecco crescere l'ansia ed arrivare l'attacco di panico.
Il grosso sbaglio delle persone che soffrono di ansia è quello di abbandonare le terapie perchè sentono che i livelli di ansia si sono abbassati e ricominciano ad avere vite sufficientemente "normali", magari con un pizzico ancora di ansia ma di certo non dell'intensità di quella che li ha condotti a chiedere aiuto la prima volta!
Ma andiamo con ordine.
Cosa è l'attacco di panico e il disturbo da attacchi di panico (abbreviato DAP)?
Molte persone credono di aver avuto un attacco di panico quando in realtà non è stato così; persino nel film IronMan 3 il protagonista dice di avere un attacco di panico ma in realtà, a ben guardare, non lo ha avuto.
Gli esperti del settore, esimi colleghi e psichiatri soprattutto, hanno steso una lista ben precisa di "sintomi" che dovrebbero essere presenti per definire un attacco di panico: questo perchè, per questioni scientifiche è necessario che si diano delle etichette ai disagi..
Tra l'altro sono le stesse persone ad auto-assegnarsi qualunque genere di patologia e vengono alla prima seduta che ne sanno più di me, essendosi documentate (grande errore!) in ogni dove!
Dunque l'attacco di panico è come un'influenza: un insieme di sintomi che definiscono una "patologia".Nell'influenza, in genere, abbiamo febbre, tosse, dolori articolari ecc...c'è anche una durata in genere che va dai tre-quattro giorni, nelle forme lievi, alle due settimane per quelle più ostiche.
L'attacco di panico funziona allo stesso modo e chiunque ne soffra o ne abbia sofferto sa di cosa scrivo: una serie di sintomi fra cui sudorazione eccessiva, sensazione di spaesamento rispetto alla realtà che ci circonda (derealizzazione) o rispetto a noi stessi (depersonalizzazione), sensazione di stare per avere un infarto, dovuta spesso al sentire il cuore che accelera (tachicardia), di stare per morire, sensazione di soffocamento (fame d'aria), capogiro, vertigini e qualcun altro sintomo che tanto sarà sempre descritto in maniera diversa dalle diverse persone per cui inutile elencarli precisamente.
Questi sintomi non devono concorrere tutti assieme ma ne bastano quattro di essi.
Infine il tempo: tutta questa sintomatologia si risolve nel giro di una mezz'ora, durante la quale avremo un picco massimo di ansia e di relativi pensieri catastrofici (sto morendo, sono spacciato, sto per svenire, ecc...) dopo una decina di minuti.
Durante questo tempo sarà stata probabilmente chiamata ambulanza o saremo corsi noi stessi al pronto soccorso o ci saremo allontanati terrorizzati da qualunque situazione ci vedeva coinvolti.
Dunque, ho descritto sintomi e durata "tipici" di un attacco di panico.
Può accadere che una persona nella propria vita sperimenti un attacco di panico solo ed unico e poi mai più. Può accadere che una persona crede di aver avuto un attacco di panico ma in realtà era solo una forte crisi di ansia (come il film) che se fosse aumentata di intensità si sarebbe potuta, eventualmente, trasformare in un attacco di panico.
Può accade, infine, che quell'ansia/paura provata a seguito del primo attacco di panico diventi ansia che quella situazione si ripresenti ancora: questo costante stato di apprensione fa si che si instauri nella nostra mente un circolo vizioso che porterà, paradossalmente, all'innesco di un nuovo attacco di panico configurando un vero e proprio Disturbo da Attacchi di Panico (perchè è più di uno).
La memoria, soprattutto fisica, di ciò che è stato il primo attacco di panico sarà sempre presente nella testa delle persone che ne hanno sofferto: il cuore che batte forte, la pelle che suda, gli intestini che si contraggono e qualunque altro sintomi si sia avuto la prima volta sarà ciò che diventerà campanello di allarme in futuro.
Un campanello di allarme che funziona troppo però: il costante monitoraggio fa si che non appena si avverta qualcosa che ci sembra "fuori posto" ci iper-attiviamo e l'ansia sale a dismisura generando il nuovo attacco di panico.
Ovviamente il modo migliore per evitare tutto ciò diventa, col passare del tempo, l'evitamento: evito il posto o i posti simili a quello dove è avvenuto il primo attacco di panico, le situazioni, le persone, qualunque cosa mi faccia ricordare (spesso in maniera AUTOMATICA) quella sensazione di pericolo provata durante il primo attacco di panico e che ora non si vuole più avere.
Molte persone arrivano ad evitare tutto: si chiudono dentro casa in balia della paura che fuori vi sia pericolo in ogni dove (DAP con agorafobia); molti, come scritto sopra, per evitare questo ricorrono al farmaco sempre pronto in tasca, in borsa, nel portafoglio.
Durante il primo attacco di panico si attiva una memoria, un'immagine, un pensiero di cui nessuno, la prima volta, è consapevole e che manda un unico potente segnale: sei in pericolo.
Le situazioni possono essere le più svariate e "neutrali", a guardarle bene: se ricostruiamo la storia di vita delle persone con attacco di panico però, notiamo che quella prima situazione ha richiamato, in maniera automatica e inconsapevole, un'immagine di se stessi antica e radicata circa la propria vulnerabilità (?), la propria debolezza (?), invisibilità (?) o altro e che si possono ricollegare ad esperienze pregresse traumatiche che sono state riattivate dalla situazione stimolo per "semplice" somiglianza o che noi abbiamo creduto somigliante ed abbiamo riproposto la stessa paura/terrore/emotività di allora, attualizzandola.
Spero di non essere stato troppo complicato in quest'ultima parte...i punti interrogativi ad ogni idea su se stessi sono presenti perchè le persone sono diverse e ovviamente l'idea su stessa che ha una persona varia rispetto a quella di un'altra, talora anche con esperienze simili.
Un percorso di psicoterapia adeguato fornisce utili strumenti e tecniche per porre rimedio all'ansia nell'immediato e, nel contempo, va alla ricerca delle cause che hanno generato il disturbo da attacco di panico per porvi rimedio: un percorso alle volte doloroso e non sempre breve (ma nemmeno decennale!) che se si ha la motivazione ad affrontarlo permetterà di tornare a vivere pienamente la propria esistenza, liberi dalla paura dell'ansia.

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