martedì 18 giugno 2013

Quando chiedere aiuto allo psicologo?


Purtroppo, troppo spesso, le persone decidono di rivolgersi ad un professionista abbastanza tardi, anche se, ahimè, a ragion veduta.
Nel 2013 l'alone che circonda la figura dello psicologo (e dello psicoterapeuta!) resta ancora circondata e intrisa da varie e svariate influenze che vanno dallo stimato professionista medico (ma lo psicologo un medico non è!!) al mago che risolverà i problemi perchè basta che gli parli e lui capisce tutto (magari!) per finire ad essere un non lontanissimo parente di astrologi e cartomanti (con tutto il rispetto per queste altre professioni) per finire con l'essere un ciarlatano e basta.
Dunque, grazie anche alle influenze dei mass media (film, libri e persino musica, specie di origine americana) e di una sub-cultura (tipicamente italiana) improntata al "i panni sporchi si lavano in famiglia" piuttosto che "non mi serve lo psicologo non sono mica matto!", la sofferenza e il disagio psicologico dilagano ad ogni età e con differenti intensità sempre più frequentemente, soprattutto nella attuale società contemporanea e di certo non è d'aiuto a nessuno lo scarso supporto fornito anche dai medici di base, troppo facilmente propensi a dispensare farmaci piuttosto che suggerire utili percorsi di salute mentale.

In genere, dunque, capita che una persona (o un suo familiare o una persona vicina) si rivolga ad uno psicologo solo quando i sintomi di un qualche disagio (ansia, panico, depressione, disturbi alimentari o altri) sono diventati ingestibili: la vita della persona è compromessa in vari ambiti e la sua qualità di vita e decisamente bassa.

Si può ricorrere all'aiuto dello psicologo per svariati motivi: lo psicologo non si occupa (o almeno non solo!) di "matti" (per quello che possa poi significare questo termine oggigiorno...) 
Pensiamo ad esempio a dei sintomi di ansia che iniziano a manifestarsi per un qualunque motivo: si tende a pensare che sia qualcosa di passeggero e, fortunatamente, molte volte lo è.
Altre volte, invece, questi sintomi iniziano a peggiorare: aumentano di frequenza, di intensità (spesso diventano delle vere e proprie crisi di ansia acuta o, peggio, degli attacchi di panico) e, a lungo andare, se non trattati in tempo e in maniera adeguata, possono invalidare la  vita di una persona, nel campo sociale, affettivo, lavorativo, ecc.
La persona colpita da questi sintomi inizierà a non uscire più, per paura di sentirsi male e non poter gestire i sintomi: questa "illusione" è in realtà evitamento, un comportamento (in realtà una vera e propria tecnica di sopravvivenza) che permette di evitare, appunto, situazioni, luoghi, persone che nella nostra mente potrebbero innescare i sintomi ansiosi (questa modalità comportamentale è valida per tutti i disturbi: ansia, depressione, fobie...).

Rivolgersi ad uno psicologo sin dai primi segnali di disagio è essenziale per prevenire l'aggravamento di una situazione.
Spesso i disagi mentali arrivano in maniera insidiosa, lentamente e ci si rende conto di essi solo quando esplodono potentemente nelle nostre vite; sarebbe bene che nella società odierna, così frettolosa, così egoista, così fortemente stressante, passasse da ogni ente di cura l'interesse a curare la propria sfera psicologica, con servizi adeguati e proposte professionali facilmente fruibili per tutti.
Lo psicologo è il professionista che può capire il disagio che una persona vive, fornire spiegazioni sul perchè sta vivendo una situazione di malessere e "tranquillizzarla" su ciò che sta passando (tecnicamente si dice "normalizzare", ovvero far capire alle persone, in maniera adeguata, che ciò che vivono non è indice di gravi malattie nè fisiche nè, soprattutto, mentali!).

Attraversare momenti di malessere psicologico può capitare: soffrire di depressione, ansia, attacchi di panico (tanto per citare i malesseri più diffusi) NON è indice di pazzia!
Spesso, le persone hanno paura proprio di questo: credono che soffrire di ansia o attraversare un periodo di depressione equivalga all'esordio della pazzia.
E poi ci sono i sentimenti di colpa e la vergogna dovuti a retaggi secolari connessi alla sofferenza mentale: la sofferenza psicologica diventa colpa della persona che ne soffre (etichettato come "debole") ma anche della famiglia di cui fa parte (colpa di genitori, famiglia, paese, nazione e tutto il resto a presso!).
Nasce la paura dello stigma sociale: "bisogna" tenere nascosti i sintomi della "malattia" così da non poter essere riconosciuti dalla società. 

I malesseri psicologici sono spaventosi: come si avverte un sintomo ci si spaventa; la prima volta è un trauma che si cerca immediatamente di dimenticare, spesso con mezzi assolutamente inadeguati: alcool, condotte lesive, farmaci, ecc.
Poi capita che il sintomo si ripresenti una seconda volta, una terza e poi ancora e ancora; e ogni volta la persona fa di tutto per arginare e contenere i "danni" dei sintomi: non ne parla per vergogna e ci si difende e ci si rinchiude sempre più, nell'attesa angosciosa che si ripresenti il sintomo o che scompaia magicamente.
Alla fine, però, purtroppo, il sintomo diventa parte della vita della persona, diventando cronico, sepolto sotto tutto ciò che una persona ha fatto per "nasconderlo", "non pensarci", "metterlo da parte".
Non si cerca supporto, nemmeno dagli amici o dai familiari; non se ne parla per vergogna e timore di essere diventata una "persona diversa": "un tempo ero quello forte: mai avrei pensato mi potesse capitare una cosa simile, a me. Io che ero uno su cui tutti hanno sempre fatto affidamento, il forte della situazione" (cit. "Un mio paziente")
Con l'aiuto dello psicologo la persona impara a capire che la mente umana mette in atto le più svariate strategie per fronteggiare le situazioni difficili e/o dolorose: alcuni funzionali, altre meno.
E quando si presentano le strategie non funzionali, perchè limitanti la vita di una persona, chiedere aiuto allo psicologo è fondamentale per imparare nuove strategie per fronteggiare i problemi della vita.
Questo non vuol dire che la persona sia sbagliata o che il suo modo di vivere sia sbagliato: significa che un problema richiede una soluzione che una persona da sola non riesce a trovare.
Le strategie che mettiamo in atto di fronte ai problemi, alle sfide che la vita ci pone le impariamo sin dall'infanzia e si consolidano nel tempo, attraverso l'esperienza e la maturità.
Alcune strategie ci saranno utili per tutta la vita e in tutte le situazioni mentre altre risulteranno inefficaci e questo non perchè ci manchi qualcosa e, quindi, siamo sbagliati ma perchè in quella situazione non ci siamo mai trovati prima: quindi, non abbiamo gli strumenti adatti per fronteggiarla perchè nessuno ce li ha insegnati!
Diventati adulti è difficile che riusciamo a cambiare un modo di pensare e di agire difronte alle situazioni nuove; si cerca di mettere in atto strategie che conosciamo o si tenta di trovarne di nuove, che possono o meno andare bene.
Ci sono abilità e competenze che acquisiamo sin da piccoli e nel corso del tempo risulteranno sempre le stesse, con poche differenze di "applicazione": ad esempio portare la bicicletta!
Prendiamo il guidare la macchina invece: quando la prima volta provai a guidare una macchina con il cambio automatico fu un disastro (anche la seconda e svariate successive volte: le abitudini son difficili da sostituire!); alla fine ho acquisito la nuova abilità di sapere guidare un auto cui manca il terzo pedale che ho sempre conosciuto e grazie al quale guidavo.
Se nessuno mi avesse insegnato come si guida una macchina col cambio automatico probabilmente non ne avrei mai guidata una.
Pensate che siano riduttivi gli esempi citati? Non lo sono; abilità comportamentali e capacità mentali ed emotive si acquisiscono e si mantengono in maniere identica.

Laddove le varie strategie note che vengono utilizzate falliscono, ecco che si manifesta il malessere, l'ansia, la paura per qualcosa che non sappiamo fronteggiare: condizioni queste normalissime, umane.

Un altro esempio: non vi è mai capitato di essere a casa, in silenzio, immersi nei vostri pensieri e all'improvviso... un fortissimo rumore proveniente dall'esterno o dall'interno della vostra abitazione.
La prima reazione? Vi girate immediatamente verso la fonte del rumore con il cuore che vi palpita in gola (se non avete già mandato un urlo e vi siete buttati sotto il tavolo -anche queste reazioni "normali")
Che tipo di reazione è stata? Un riflesso innato, fisiologico di sopravvivenza: la paura di qualcosa di sconosciuto (il rumore) ha attivato il nostro corpo (il cuore che batte, le orecchie tese, i muscoli rigidi) e siamo pronti a scattare in caso di pericolo (o a fuggire - sotto il tavolo - o a richiamare l'attenzione - urlare -)
Questi esempi servono a dimostrare che tutte le reazioni emotive e/o fisiche messe in atto in particolari situazioni fanno parte della natura umana ed hanno una loro funzionalità o almeno l'avevano in altre circostanze.
Quindi l'ansia, la depressione, il panico non sono sintomo di pazzia ma reazioni naturali esagerate, frutto di strategie che in quella situazione non sono più funzionali ed esprimono a un bisogno che richiede la nostra attenzione.

Noi sappiamo di cosa abbiamo bisogno e cosa la vita che conduciamo ci porta a privarci e/o a negarci: a lungo andare, questo stress, queste forzature che facciamo alle nostre vite, per i più svariati motivi, potrebbero portare alla manifestazione di sintomi psicologici: difficoltà affettive e relazionali, disturbi dell'umore, disturbi d'ansia, disturbi alimentari, ossessioni, fobie, scarsa autostima, incapacità di gestire la rabbia e tutto ciò che può inficiare il nostro benessere psicologico.
Se possiamo prenderci cura di noi perchè non farlo in maniera adeguata?
Fattore determinante per chiedere aiuto ad uno psicologo diventa ovviamente quello economico che si lega a quello temporale: costa tanto e lo si dovrà fare per chissà quanti anni.
Non è assolutamente vero, almeno la seconda parte: una terapia adeguata può anche durare 3 mesi, 3 incontri, 3 anni. Sulla questione economica io (e capisco che sono di parte) la vedo come un investimento su se stessi e sulla propria salute: spendiamo tanto per tantissime cose che non sempre ci sono utili ed essenziali; possiamo riuscire a progettare un budget specifico per noi stessi e il nostro benessere che sarà un investimento per il futuro, quando non ne avremo più bisogno.


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