venerdì 10 dicembre 2010

Psicologi e guaritori d'omosessualità

Intervista di Saverio Tommasi a 100 psicologi sulle "terapie riparative"



Tutto il rispetto per i miei colleghi...rispetto in quanto esseri umani, perchè io rispetto la dignità dell'essere umano.
In quanto psicologo professionista della salute mentale non posso però rispettare questi colleghi; ne prendo le distanze e, voglio esagerare, condanno il loro agire!
L'Ordine Nazionale degli Psicologi si è espresso molto chiaramente in merito alle cosiddette "terapie riparative" dell'omosessualità: NON ESISTONO e quelle messe in atto sono assolutamente prive di alcun fondamento scientifico.
Quando una persona mi contatta per un appuntamento perchè ha un disagio psicologico, di qualunque tipo, io cerco di vedere chi ho davanti come una persona innanzitutto.
Una persona che soffre perchè non sa da dove derivi la sua sofferenza, sia essa depressione, ansia, panico, ossessioni, fobie o qualunque altro disturbo.
La persona omosessuale che mi contatta lo fa perchè depressa oppure ha gli attacchi di panico o l'ansia sociale o ha sviluppato qualche altro sintomo a causa, nella stragrande maggioranza delle volte, della pressione sociale che DEVE subire in quanto omosessuale (OMOFOBIA).
Quindi non è l'omosessualità il problema di queste persone ma ciò che la società e l'ambiente in cui vivono provocano in loro a causa della loro sessualità.
Non è mai venuto da me una persona eterosessuale chiedendomi di "riparare" la sua sessualità.Perchè?
Perchè forse l'eterosessualità è il GIUSTO orientamento sessuale?
Ebbene no. L'omosessualità non rientra più fra le patologie mentali da 20 anni circa; inoltre, un dosaggio ormonale (cosa che ho sentito dire...) non dimostra che una persona ha più o meno ormoni sessuali maschili o femminili e, quindi, a causa di ciò è omosessuale.
Infine, se fosse davvero una sessualità sbagliata, ci sarebbe da chiedersi perchè esiste da sempre, fregandosene anche della teoria dell'evoluzione di Darwin.
L'omosessualità è un orientamento sessuale al pari dell'eterosessualità.
La società e la cultura in cui viviamo la condanna, piena com è di pregiudizi e stereotipi su ciò che è giusto e non, su ciò che si deve o non deve essere, su chi e cosa una persona può amare e non.
Da piccoli ci insegnano già tutte queste cose: se nasci maschio ecco il tuo gigantesco fiocco blu ad identificarti, assieme ad una scorta di macchinine, soldati, guantoni da box o qualunque altra cosa possa farti notare e segnarti per tutta la vita come maschio eterosessuale; se nasci femmina, invece, ti aspetta il meraviglioso fiocco rosa già pieno di pizzi e merletti (visione futura di ciò che dovrai imparare a fare...), orsacchiotti, bambole, cucine superaccessoriate, aspirapolvere formato bambina a ricordarti che tu, donna, dovrai attenerti al ruolo di moglie/madre/amante/casalinga che la società si aspetta.
Deviare da questi prototipi imposti dalla società (sessismo ed eterosessismo) etichetta qualcuno come diverso, sovvertitore di regole prestabilite (da chi poi?).
E l'omosessuale diventa un diverso; ed ecco scagliarsi su di lui l'odio e il rigetto della società: questa è omofobia.
E non vi sembra forse normale che, spesso, depressione, ansia, panico, fobia sociale e chissà che altro, siano compagne delle persone omosessuali?
E non è forse normale che una persona omosessuale, spinta dall'esasperazione, dalla disperazione per una società che gli da contro, spesso anche la famiglia stessa, cerchi soluzioni IMPOSSIBILI come le terapie riparative?
Io dico che è normale che accada ciò.
La correttezza dello psicologo però deve stare nel comunicare a queste persone da cosa deriva il loro disagio e aiutarle in un percorso di accettazione non dell'omosessualità in se ma dell'idea che di essa ha la società in cui vive: l'omosessualità non è malattia, non è diversità, non è sbaglio o peccato o colpa.
Nessuno chiede una terapia riparativa per l'eterosessualità e nessuno deve chiederla per l'omosessualità.
Vivere al meglio delle proprie potenzialità, esprimendo se stessi nel rispetto degli altri, assertivamente e senza lasciare che la propria autostima ed efficacia personale venga intaccata dal pregiudizio, dall'ignoranza e dall'omofobia.






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