E sto abbracciato a te senza chiederti nulla,
per timore che non sia vero che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te senza guardare e senza toccarti.
Non debba mai scoprire con domande, con carezze,
quella solitudine immensa d'amarti solo io.
~ Pedro Salinas ~
per timore che non sia vero che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te senza guardare e senza toccarti.
Non debba mai scoprire con domande, con carezze,
quella solitudine immensa d'amarti solo io.
~ Pedro Salinas ~
Ascoltando la radio, mi è capitato di sentire un sondaggio lanciato dai conduttori sulla possibilità dell’amicizia fra uomo e donna e, in particolare, fra due persone che si sono lasciate.
Molti potrebbero pensare che è impossibile o altamente improbabile che si realizzi la famosa frase “rimaniamo amici!”.
Ma perché mai dovrebbe essere così difficile mantenere una relazione affettiva d’amicizia con qualcuno che abbiamo amato?
Probabilmente, molto dipende dal modo in cui finisce una storia d’amore.
Una coppia che non ha mai avuto un buon livello di comunicazione difficilmente affronterà il tema della separazione in modo adeguato.
Questo non vuol dire che separarsi sia facile, tutt’altro.
Ci si lascia per i più svariati motivi: incompatibilità, difficoltà di comunicazione, difficoltà a mantenere alta la passione all’interno della coppia e, ovviamente, la fine del sentimento, almeno per un membro della coppia.
Relativamente ai primi motivi (che sono solo alcuni fra i tanti) si può lavorare sia in coppia che, se non ci si riesce, con l’aiuto di un professionista.
Spesso, infatti, sono i nostri pensieri automatici negativi a creare disagio all’interno della relazione: gelosie incontrollate, aspettative esagerate sull’altro, incapacità a comunicare bisogni e desideri portano facilmente a incomprensioni con il partner che, a lungo andare, se non elaborate, possono condurre alla chiusura di un rapporto.
Può capitare che, nonostante gli sforzi della coppia di andare avanti, l’amore finisca comunque.
L’amore è un sentimento che ha un inizio e che può, ebbene si, avere anche una fine.
Quando l’amore finisce ci si chiede se avremmo potuto far qualcosa per mantenere vivo il sentimento del partner; spesso ci incolpiamo per ciò che è accaduto con vari “se solo…”
Quando due persone si lasciano si innesca un meccanismo molto simile a quello del lutto.
Di fatti, quando ci si separa, si perde una persona cara, anche se non definitivamente e si attraversano 5 fasi: il rifiuto, il dolore, la rabbia, il senso di colpa, la paure a, infine (che si spera arrivi per tutti), l'accettazione.
Si potrebbe ipotizzare che queste fasi le “subisca” molto più pesantemente il membro della coppia che “è stato lasciato”..
Il rifiuto è la prima reazione alla notizia, lo schiaffone che ci coglie alla sprovvista: “è finita!”.
Rimasti soli, si prova il dolore e la tristezza per la perdita della persona amata: esemplare l'immagine comune di vari film di un membro della coppia che si trascina per casa in pigiama consumando quintali di gelato..
Arriva poi la rabbia e, di conseguenza, il pensiero di aver subito un torto, un’ingiustizia.
Oppure, se non si addossano le colpe all’altro, siamo arrabbiati perché è finita, perché non è giusto che sia finita, perché erano stati fatti progetti per un futuro che ora si schianta contro un muro di mattoni e si infrange in mille pezzettini.
Partono dunque i sensi di colpa, i famosi “se solo io avessi fatto, detto, pensato ecc…”
Infine, dopo un tempo che è diverso da persona a persona, arriva l’accettazione per ciò che è successo e siamo pronti ad andare avanti con la nostra vita, portando nel cuore il ricordo di quell’amore che abbiamo provato.
Ebbene, finita la lunga spiegazione, la domanda arriva spontanea: perché se c’è accettazione non ci può essere continuità nel rapporto con una bella amicizia?
Probabilmente, spesso, le persone non superano le 5 fasi e restano attaccate ai loro sentimenti di rabbia oppure la tristezza si protrae così a lungo da diventare vera e propria depressione.
Ed ecco che il solo pensare di avere contatti con l’ex partner ci fa arrabbiare o ci fa sprofondare nella tristezza, che solitamente sono le due emozioni prevalenti.
Per superare la rottura di un legame c’è un tempo fisiologico proprio di ognuno, durante il quale “ci si lecca le ferite”, si dovrebbe guardare e imparare dai nostri e altrui errori, si matura emotivamente.
Se si è riusciti a comunicare efficacemente con il partner, difficilmente ci sarà una rottura brusca e che non lascia spazio a possibilità future.
Basta prendere come esempio, sicuramente un po’ esagerato, il famoso film “La guerra dei Roses”, in cui i due membri (Michael Douglas e Kathleen Turner) arrivano a farsi tutto il male possibile, fino alla morte, senza aver mai espresso i loro sentimenti nei confronti dell’altro.
La rabbia, il dolore, l’umiliazione, l’amore e ogni genere di sentimento che si può provare, positivo o negativo, quando non espressi, ci spingono ad agire d’impulso a causa dei pensieri automatici che generano in noi.
La rabbia, il dolore, l’umiliazione, l’amore e ogni genere di sentimento che si può provare, positivo o negativo, quando non espressi, ci spingono ad agire d’impulso a causa dei pensieri automatici che generano in noi.
E così l’altro diventa quello da perseguitare oppure da dimenticare completamente per il male/torto che ci ha fatto.
Io personalmente penso che si, si può rimanere ottimi amici dopo che una storia finisce e dopo che ogni membro della coppia ha superato ed elaborato la separazione.
Imparare a riconoscere le proprie emozioni e i propri pensieri automatici che impediscono di vivere le relazioni (affettive e non) serenamente, senza lasciarsi guidare dal proprio “pilota automatico” è essenziale in ogni occasione di contatto con gli altri, specie quando si tratta di una persona che ha avuto un posto speciale nella nostra vita.