A mio parere no; anche se sembra una moda soffrire di sessualità compulsiva o ipersessualità (i due termini sono confusi e spesso interscambiabili).
Personaggi televisivi, del mondo della moda o della musica che disperati ammettono di essere dipendenti dal sesso e cercano di curarsi in apposite strutture....detta altrimenti: per giustificare la propria mancanza di valori e soprattutto di rispetto dell'altro membro della relazione di coppia, ove ci sia, si ricorre alla scusa del disturbo da dipendenza sessuale.
"Disturbo" trasversalmente diffuso tra uomini e donne, etero e omosessuali, sebbene si pensi che il gentil sesso sia vittima per lo più di shopping compulsivo piuttosto che di sesso compulsivo.
Non è vero: dove c'è un uomo che fa sesso compulsivo c'è una donna che pratica la stessa cosa oppure una donna che ha un qualche tipo di dipendenza e non riconosce quello che poi diventerà "quel bastardo che mi ha solo usata"...
Nel "grimorio" di psicologi e psichiatri (ovvero il DSM) è stata aggiunta la formula "Disturbi da Discontrollo degli Impulsi" (DDI), in cui rientrano tutte quelle problematiche a metà strada fra un disturbo ossessivo-compulsivo e la dipendenza patologica, di cui condividono alcune sintomatologie.
Infatti propria del disturbo ossessivo-compulsivo è l'"idea fissa", l'ossessione appunto, che è sempre presente in testa e che genera ansia perchè non si riesce a scacciarla se non grazie alla compulsione/rituale ovvero una qualunque azione/comportamento che soddisfa l'ossessione e consente l'abbassamento dei livelli di ansia.
Dai disturbi di tipo dipendente, per inciso si intende tossicodipendenza, il DDI prende a prestito sintomi quali l'astinenza (l'ordine più corretto, a mio avviso, è psicologica e poi fisica), il "craving" (la ricerca della sostanza quando si è in crisi di astinenza) e tutti i connotati emotivi e comportamentali propri di chi è in crisi di astinenza (fisica!) da sostanza quali aggressività, irrequietezza, ansia ecc ecc..
In comune questi disturbi hanno la cosiddetta "addiction", cioè la dipendenza e l'ansia che ne deriva e che è il fattore (leggasi sintomo) comune di tutta la categoria.
Chi mi conosce professionalmente (e non solo) sa che non vado molto d'accordo con le definizioni dei vari disturbi e con le etichette da dare alle persone...per quanto siano esse stesse che in primis, cercando su internet, si auto-attribuiscono queste etichette patologiche.
Certo ci e mi servono per capire in prima istanza il tipo di sofferenza che affligge una persona ma, come dicevo all'inizio, io non credo che tali problematiche siano dei disturbi definiti ma l'espressione di un bisogno, di una paura dello stesso bisogno e un comportamento messo in atto per evitare entrambi.
La sessualità compulsiva, che difficilmente viene messa in atto con lo stesso partner ma con partner diversi e il più delle volte occasionali, riflette spesso l'incapacità della persona di restare coinvolta intimamente in una relazione.
Ci sono persone che decidono serenamente e consapevolmente di non avere relazioni, restare single e "darsi alla pazza gioia", sessualmente parlando: nulla da obiettare se la scelta è consapevole e si ha rispetto per se stessi e per gli altri.
Ci sono persone che sono in coppia e tradiscono compulsivamente, mancando di rispetto verso sè, perchè mentono innanzitutto a se stessi continuando a stare in una relazione che non vogliono (il più delle volte) e soprattutto all'altro che forse crede davvero in quel valore che è la fedeltà e che invece l'altro membro finge di condividere.
Poi ci sono i single che vorrebbero una relazione ma temono di essere infedeli; gli indecisi insomma, quelli che non sanno nemmeno loro cosa vogliono dalla vita.
Ebbene, dal mio punto di vista, per queste ultime due categorie è stata confezionata la "scusa" della dipendenza sessuale, compulsiva, l'ipersessualità; ripeto che i confini "diagnostici" di queste definizioni sono molto labili.
Se siamo all'interno della coppia che non parla, che non trova più spazi per viversi come tale, che è presa da altro, sarà "normale" cercare altrove le gratificazioni, soprattutto di tipo sessuale.
A meno che non ci si trovi un amante fisso/a, si andrà di fiore in fiore generando un circolo vizioso che assumerà il carattere di sessualità compulsiva.
Molti single invece (uomini e donne indifferentemente) dietro l'ipersessualità e il sesso compulsivo nascondono spesso, paradossalmente, la paura del sesso stesso: sesso che porta malattie, sesso che genera ansia da prestazione con conseguente paura di fallire, sesso come bisogno di dimostrare di riuscire in qualcosa (ebbene si, per taluni anche questo).
Spesso queste persone hanno un tale timore (inconsapevole il più delle volte) di rimanere coinvolti in una relazione a due, seria, profonda, intima, che preferiscono questo genere di sessualità: nessuno ha nulla da dire all'altro. Niente rapporto, solo sesso.
Dunque nel primo caso, cioè all'interno della coppia, abbiamo dei bisogni di attenzione, gratificazione, comprensione che non vengono più soddisfatti pienamente dal partner per milioni di motivi.
Spesso non si parla di questo perchè "tanto ormai va così"...e arrivano gli amanti o lo "sballo" attraverso una sessualità promiscua (e pericolosa!).
A lungo andare, questo meccanismo, che diventerà una abitudine comportamentale, si sarà configurato come il tanto da me criticato disturbo da ipersessualità.
Per i single stesso discorso...la differenza potrebbe essere che il timore di vivere una relazione seria derivi da traumi e/o apprendimenti passati che condizionano fortemente il nostro modo di pensare in merito alle relazioni intimo affettive e sessuali.
Il sesso compulsivo occasionale, con sconosciuti, a pagamento o, per alcuni, la masturbazione compulsiva, diventano il mezzo per evitare il faccia a faccia con la paura di restare invischiati in una relazione e subire....chissà cosa??
E, ancora, coloro che non sanno nemmeno cosa vogliono: da se stessi, dalla relazione; confondono la passione con l'amore e non hanno valori stabili, finendo col prendere in giro se stessi e la persona con cui stanno.
Qualcuno si arrabbi pure se vuole ma se io tradisco all'insaputa dell'altro per il quale il valore della fedeltà e della coppia è importante sono un vigliacco che manca di rispetto all'altra persona e a me stesso.
Meglio restare soli o capire perchè dobbiamo/vogliamo per forza stare in coppia (e starci male, facendo soffrire l'altro e noi stessi!).
Quindi ribadisco che non considero una categoria diagnostica a sè la sessualità compulsiva, per quanto siano stati creati appositi protocolli terapeutici per trattare i DDI.
Ovviamente, trattandosi di "condizionamenti" questi protocolli saranno ottimi per rimettersi dal sintomo (come, per capirci, per gli attacchi di panico) ma i bisogni e gli evitamenti che sono generati da schemi disfunzionali restano tali e immodificati.
Il mio consiglio è quello di rivolgersi ad uno psicologo per affrontare quelle che sicuramente sono idee errate, anche inconsapevoli, sulle relazioni intime, sul sesso e, spesso, sull'immagine che abbiamo di noi stessi così da poter vivere serenamente e consapevolmente le nostre scelte, in coppia o da single.
Nessun commento:
Posta un commento