Molière già ne parlava quattro (!!!) secoli fa per puntare il dito contro lo stato di stallo in cui versava la scienza, soprattutto quella medica e quindi, la mancanza di progresso.
Nel nostro cinema un grande Alberto Sordi interpreta questa commedia mostrando magistralmente, seppure con varie sfumature, cosa può accadere quando la "fobia" di avere una malattia domina la vita di una persona.
Ho usato le virgolette scrivendo "fobia" poichè, di fatto, l'ipocondria è qualcosa di diverso dalla fobia propriamente detta.
Riconosciuta quale disagio specifico da nemmeno vent'anni, l'ipocondria rientrava fra le possibili manifestazioni di un termine che, purtroppo, stenta ad abbandonare il linguaggio e il pensiero comune ma, soprattutto, un termine che continua, impropriamente, ad essere utilizzato da medici e da psicologi: isteria.
Fino a un secolo fa (pensate un pò...) con il termine isteria si identificavano tutte quelle persone, tipicamente di sesso femminile in quanto isteria deriva direttamente dal greco hystera, che significa utero, che presentavano una serie di "neverosi" ovvero atteggiamente comportamentali ed esternazioni emotive un pò "bizzarre" e che molto spesso venivano ricondotte o a squilibri ormonali (tipici ad esempio di un periodo pre-mestruale o mestruale) o a carenze sessuali, che provocavano squilibri ormonali.