giovedì 12 aprile 2012

Gioco. D'azzardo. Patologico.



Meno di un mese fa leggevo in rete notizie relative a una "sconcertante" scoperta del monto scientifico e la conseguente preoccupazione dei colleghi psicologi e dei vari statisti che si son messi a fare ricerche ulteriori per approfondire l'argomento: sembrerebbe che il gioco d'azzardo "patologico" sia un disagio psicologico e sembrerebbe che si stia diffondendo moltissimo fra la popolazione italiana (tralascio quella mondiale).
Probabilmente solo io ho trovato "sconcertante" questa notizia, che ho visto riproporre nei giorni seguenti con tanto di interviste annesse a primari vari e a gran dottoroni (visti persino ai TG in televisione), che esprimevano la loro preoccupazione in merito al dilagare di questo fenomeno (il gioco d'azzardo) e su tutte le possibilità terapeutiche esistenti (ma dove?).
In realtà, ciò che ho definito sconcerto è forse sdegno, irritazione o sarcasmo professionale visto che SOLO ora sembrano fare attenzione ad un PROBLEMA diffusissimo e presente nel contesto italiano da anni e che da tempo è entrato a pieno titolo fra i disagi psicologici: parliamo, infatti, di Gioco d'Azzardo Patologico.
Il Gioco d'Azzardo Patologico viene annoverato fra i disturbi del controllo degli impulsi e NON è, come erroneamente riportato nei vari articoli su citati, un tipo o sotto-tipo di disturbo ossessivo-compulsivo.
Vi sono sicuramente molte affinità con il disturbo ossessivo compulsivo ma ve ne sono anche con i disturbi da dipendenza (leggi tossicodipendenza): del primo, ad esempio, vi è l'"essere assorbito dal gioco d'azzardo" (criterio 1) e del secondo troviamo "il commettere azioni illegali come falsificazione, frode, furto o appropriazione indebita per finanziare il gioco d’azzardo" (criterio 8).
Lo sconcerto è che si parli solo ora di questa patologia così ampiamente diffusa e sotto gli occhi di ognuno di noi ogni giorno e, soprattutto, è sconcertante quanto non si faccia nulla per prevenire e informare, soprattutto a livello mediatico.
Chi di noi, entrando in un bar persino di primissimo mattino, non ha mai visto la signora o il signore, la nonnina o il nonnino, intenti a grattare "gratta e vinci" in un angolino e con una pila di quei "cosi" già grattati li vicino?
Se c'è qualcuno che non è mai stato testimone di questa cosa credo proprio che sia solo perchè non ci abbia mai fatto caso; io ho visto uomini e donne passare le ore e, probabilmente, sprecare la pensione, grattando quei biglietti.
Altro fenomeno quello delle slot machine, anch'esse onnipresenti in qualunque bar e tabaccheria e che ripropongono lo scenario su descritto; a queste spesso si avvicina più facilmente anche la popolazione più giovane.
Al di la di patologie neurologiche e relative cure che possono facilitare un disturbo del controllo degli impulsi (ad esempio alcuni farmaci parkinsoniani), questi disagi, alle volte, rispecchiano bisogni profondi insoddisfatti e che la persona tenta di colmare (inconsapevolmente) mettendo in atto questi comportamenti patologici che garantiscono un "minimo" di soddisfazione.
Il DSM IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali - il vademecum del bravo psicologo insomma..) definisce i Disturbi del Controllo degli Impulsi come “...incapacità a resistere ad un impulso, ad un desiderio impellente o alla tentazione di compiere una azione pericolosa per sè o per gli altri ...sensazione crescente di tensione o di eccitazione prima di compiere l’azione e in seguito prova piacere, gratificazione o sollievo nel momento in cui commette l’azione stessa. Dopo l’azione
possono esservi o meno rimorso, autoriprovazione o senso di colpa...”.
Ovviamente questa definizione non è applicabile in ogni situazione; ogni persona è diversa dall'altra e ogni disagio di una persona appartiene al suo mondo interiore ed è generata e mantenuta dalle caratteristiche uniche che sono proprie di quella persona; le definizioni servono solo a comunicare concetti.
Non è il comprare un gratta e vinci una tantum che ci rende dei giocatori patologici; sono io il primo a farlo e, sebbene in questi disagi non vi sia consapevolezza della propria condizione patologica ma la si nasconde, credo proprio di non esser un gambler (giocatore d'azzardo, da Gambling - Gioco d'Azzardo Patologico).
Difatti il giocatore d'azzardo non riconosce il problema: si indebita, mente a famiglia, amici e conoscenti, si isola socialmente e inizia ad avere problemi lavorativi ma non fa parola della problematica.
Come per le tossicodipendenze alle volte c'è la famosa frase "domani smetto". E il domani non arriva mai.
Adesso poi è ancora più difficile forse grazie alla televisione che diventa sempre più diseducativa: siamo bombardati costantemente, dalla mattina alla sera, dagli spot sul gioco d'azzardo on-line; poker on-line, scommesse on-line, casinò on-line e chi più ne ha ne metta.
Spot accattivanti, promossi anche da personaggi in vista del mondo del calcio o dello spettacolo che stan li ad esaltare queste "attività ludiche". Ma, badate bene, non è un mandare gli agnelli al macello: alla fine di ognuno di questi sfavillanti spot una vocina dolcissima sottolinea ad una velocità probabilmente superiore a quella della luce e abbassata notevolmente di molti decibel che si "DEVE GIOCARE RESPONSABILMENTE E SENZA ESAGERARE".
In pratica, sarebbe come se alla fine di una riunione degli Anonimi Alcoolisti si mettesse al centro del cerchio una cassa di vino...
Il gioco d'azzardo patologico è una problematica che affligge moltissime persone, dai più giovani ai più anziani: chi rinchiuso in una tabaccheria a grattare biglietti "perdenti", chi alle slot machine passando il tempo senza rendersi conto di quanti soldi stia già buttando, chi su internet (e in questo caso diviene molto pericoloso specie per i giovanissimi i quali troppo spesso i genitori non riescono a controllare adeguatamente).
La psicoterapia per i disturbi del controllo degli impulsi e per il gioco d'azzardo patologico, in particolare la psicoterapia cognitivo comportamentale (con protocolli terapeutici strutturati già dal 2000), si è rivelata efficace nel ridurre il comportamento patologico in breve tempo e, in seguito, ad affrontare e tentare di risolvere in maniera efficace le difficoltà che hanno portato la persona a mettere in atto il comportamento disfunzionale e le eventuali altre problematiche presenti e compensate dal gioco d'azzardo (difficoltà sociali, fobie sociali, disturbi dell'umore, insoddisfazione coniugale, burn out lavorativo, ecc.).

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