sabato 11 febbraio 2012

Amore: si può non averne più da dare?

Domanda-titolo di questo post mi è venuta dalla visione del film "Ti odio, ti lascio, ti...": film sicuramente molto leggero, utile per passare queste tediose serate obbligati a casa a causa del tempo.
Il film, molto sinteticamente, parla di una coppia assolutamente poco funzionale che dopo l'ennesimo litigio decide di separarsi, trascorrendo i primi periodi ancora sotto lo stesso tetto.
Durante questo tempo i due assumono comportamenti atti a destare anzi ri-destare l'interesse dell'altro nei propri confronti, confidando nelle "percezioni" dell'altro o nelle altrui capacità di lettura della mente.
Devo dire che può essere molto istruttivo per molte coppie la visione di questo film, perchè nella sua semplicità fa luce su un aspetto così importante e fondamentale per la riuscita della coppia: la comunicazione. Comunicazione che fra i due protagonisti è decisamente scarsa, aggressiva e ambigua: non detti, aspettative, parlare di qualcosa per cercare di far capire altro, etc.
Quando, infine, in un impeto emotivo di sincerità, uno dei membri riesce finalmente a parlare chiaramente di cosa pensa, prova, di cosa vorrebbe dall'altro, ecco che ci si accorge che il famoso vaso sta oramai traboccando.
Il partner, grazie anche a membri esterni alla coppia che fan luce sui rispettivi modi di fare, capisce i suoi "errori" cercando di porvi rimedio, conscio del forte sentimento che lo lega alla partner ed è allora che lei pronuncia la frase: "Mi sento svuotata, come se non avessi più niente da dare".
Può essere possibile questo? In effetti io penso possa accadere che quando mettiamo tutto di noi stessi in una relazione, fisicamente, mentalmente ed emotivamente, quando riversiamo così tante emozioni, positive e negative, in un rapporto, nell'altra persona e per l'altra persona, allora può accadere che ad un certo punto qualcosa si spezzi dentro di noi, se percepiamo di essere i soli che apportano qualcosa alla coppia.
Può accadere che tutto quel fuoriuscire di emozioni da noi verso l'altro prosciughi effettivamente le nostre risorse emotive, lasciandoci come un fiume in secca, inariditi anche; e la percezione che ne abbiamo potrebbe essere quella del non avere più nulla dentro se non il vuoto.
Quando un cuore "si spezza", per usare un'immagine concreta, produce di fatto una perdita; immaginaria, ovviamente, "mentale" ma comunque una perdita, nello stesso senso di "lutto".
E dunque perdiamo il nostro cuore, la nostra capacità di provare e, soprattutto, dare emozioni perchè, probabilmente, nel nostro inconsapevole immaginario mentale, abbiamo "perso" il nostro cuore, sede e fonte simbolica delle emozioni, si è rotto, spezzato e quindi è morto.
Ancor prima del "lutto" causato dalla perdita del partner, viviamo un lutto immaginario per la perdita del nostro cuore, della nostra capacità di amare, prosciugatasi ormai per il troppo dare.
Se dunque possiamo considerare fisiologica una situazione come questa proposta dal titolo del post, ciò che ne connota la eventuale problematicità, come sempre, è nel tempo, nella durata di questa condizione di stasi emotiva.
Laddove infatti un individuo non riesca più a "fidarsi" di qualcuno da permettergli di tornare a credere di poter dare e ricevere amore si può pensare che possa esserci un problema d'umore, che andrebbe valutato ed affrontato con il giusto supporto.
Ricordiamoci che qualunque risposta emotiva e/o comportamentale all'interno di una relazione, specie se una relazione intimo-affettiva, fa parte di un normale processo mentale: dall'esaltazione iniziale della prima conoscenza, alla passione sfrenata, alla rabbia, alla tristezza quando una relazione finisce; durata e intensità di queste reazioni sono indicative dello stato di salute della persona e/o della coppia.

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