lunedì 16 settembre 2013

Bullismo



Cosa è esattamente il bullismo?
Un fenomeno purtroppo diffuso in svariati contesti dall'ambito familiare (ebbene si!) a quello scolastico e sociale.
Il termine bullismo deriva dall'inglese bullying ed è usato per indicare “un insieme di comportamenti in cui qualcuno ripetutamente fa o dice cose per avere potere su un’altra persona o domninarla”.
Il bullismo copre un'età che va dai 7 - 8 anni ai 14 - 16 anni con una diffusione più generalizzata nelle scuole elementari (41%) e nei primi anni delle medie (26%).
Pensando al bullismo probabilmente la prima cosa che verrà in mente sarà la violenza fisica messa in atto da un bambino/a o gruppo verso un soggetto designato; in realtà non esiste solo questa forma di bullismo fisico.
Possiamo infatti distinguere un bullismo verbale in cui la vittima viene umiliata e presa in giro con insulti, dicerie sul suo conto su aspetti fisici, di appartenenza culturale, atteggiamenti o qualunque altro aspetto contraddistingua la persona (vero o meno!).
Un bullismo indiretto e manipolativo, più tipico delle ragazze e il cui scopo è quello di isolare la vittima dagli altri, così che in essa sorgano problemi di autostima, depressione, incompetenza e che la portano ad isolarsi ulteriormente e sempre più, generando un circolo vizioso.
Il bullismo fisico invece, tipico dei maschi (ma non esclusivo!), corrisponde all'idea comune di bullismo: c'è un aggressore, il bullo, che se la prende con una vittima con percosse fisiche, privandolo di oggetti personali o danneggiandoli, operando insomma una evidente prevaricazione fisica sul soggetto; questa forma di bullismo è ovviamente più facilmente riconoscibile in quanto spesso le vittime hanno segni evidenti dei danni subiti (lividi, ferite, strappi, ecc.).
Il problema più grande con cui gli tutti gli operatori (insegnati, educatori, psicologi e familiari stessi) si trovano a fare i conti parlando di bullismo è che, nonostante sia una realtà presente e diffusa in ogni dove, rimane un fenomeno sommerso.
Questo perchè la vittima è tale non solo in quanto presa di mira dal bullo ma soprattutto perchè non riesce a riferire ad altri quanto le accade, spesso per paura di ritorsioni; inoltre, anche coloro che “assistono” ad atti di bullismo non riferiscono quanto accade, innanzitutto per non diventare anch'essi vittime e subire quindi ritorsioni e spesso anche perchè pensano che non vi sia nulla da fare, in quanto ritengono il bullismo un fatto inevitabile o che la vittima “se la sia cercata”.
Cosa possono fare genitori e insegnanti per poter identificare le vittime di bullismo? Possiamo porre attenzione ad alcuni segnali che devono comunque essere intesi come una possibilità e non come certezza!
Per quanto riguarda la vita in casa, il bambino tende a non portare compagni; mostra segni di ansia al momento di andare a scuola, trova scuse per non uscire o compie strani percorsi per arrivarci; mostra segni di paura ed ansia con frequenti incubi notturni e sintomi fisici (mal di testa e/o di stomaco, vomito, ecc.) specialmente quando deve prepararsi per andare a scuola; torna a casa con oggetti danneggiati o lividi, graffi e ferite; sembra perdere il denaro o ne chiede continuamente senza una reale necessità o può anche arrivare a rubarlo (per assecondare il bullo); è disattento e inquieto e non riesce a fare i compiti con la necessaria attenzione.
A scuola, invece, viene preso in giro in modo pesante, rimproverato, intimidito, comandato o è oggetto di derisione; è aggredito fisicamente e non si difende; rimane solo in situazioni sociali quali la ricreazione e la mensa oppure resta sempre accanto all'adulto; ha difficoltà a parlare in classe; il suo rendimento peggiora gradualmente; si mostra infelice, depresso o spaventato.
Cosa fare dunque?
 Innanzitutto, a scuola l'insegnante deve evitare di porre il bullo su un "piedistallo", poichè sarebbe comunque un attirare l'attenzione su di lui, seppur negativa; questo significa non incolpare, non “pubblicizzare” le azioni del bullo e il bullo stesso, non prendere provvedimenti contro il bullo ma ricorrere al servizio di consulenza della scuola e/o ricorrendo a risorse esperte esterne.
Per quanto riguarda i genitori dovrebbero sollecitare la confidenza del figlio ed ascoltarlo con fiducia e rispetto; cercare di non gestire in proprio la situazione per non farlo sentire inadeguato; insegnare al figlio a difendersi (non con la violenza!) ed a chiedere aiuto; favorire la sua socializzazione con i coetanei; prendere contatto con l'ambiente scolastico senza timori di ripercussioni e ritorsioni; collaborare attivamente con psicologi e insegnanti per eliminare il problema.
Queste sono appunto alcune indicazioni di massima che possono aiutare genitori e insegnanti con il problema bullismo.
Occorre un intervento a livello del sistema-scuola nel suo complesso e che coinvolga tutti i partecipanti: bulli, vittime, studenti e tutto il personale.
Dovrebbero essere attivati servizi di prevenzione e progetti di intervento che mirino alla comprensione e riduzione di questo comportamento.
Ogni singolo comune, ogni municipio, circoscrizione, scuola, ritrovo sociale di ogni genere, qualunque posto che sia promotore di informazione e prevenzione per la società si dovrebbe, una volta per tutte, fare carico, attraverso personale "qualificato ed esperto", di organizzare corsi di formazione, progetti di prevenzione e recupero, campagne di informazione che aiutino bambini, ragazzi, genitori e personale educativo tutto ad affrontare questo problema.



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