venerdì 22 marzo 2013

Ipocondria: la malattia che non c'è


Molière già ne parlava quattro (!!!) secoli fa per puntare il dito contro lo stato di stallo in cui versava la scienza, soprattutto quella medica e quindi, la mancanza di progresso.
Nel nostro cinema un grande Alberto Sordi interpreta questa commedia mostrando magistralmente, seppure con varie sfumature, cosa può accadere quando la "fobia" di avere una malattia domina la vita di una persona.
Ho usato le virgolette scrivendo "fobia" poichè, di fatto, l'ipocondria è qualcosa di diverso dalla fobia propriamente detta.
Riconosciuta quale disagio specifico da nemmeno vent'anni, l'ipocondria rientrava fra le possibili manifestazioni di un termine che, purtroppo, stenta ad abbandonare il linguaggio e il pensiero comune ma, soprattutto, un termine che continua, impropriamente, ad essere utilizzato da medici e da psicologi: isteria.
Fino a un secolo fa (pensate un pò...) con il termine isteria si identificavano tutte quelle persone, tipicamente di sesso femminile in quanto isteria deriva direttamente dal greco hystera, che significa utero, che presentavano una serie di "neverosi" ovvero atteggiamente comportamentali ed esternazioni emotive un pò "bizzarre" e che molto spesso venivano ricondotte o a squilibri ormonali (tipici ad esempio di un periodo pre-mestruale o mestruale) o a carenze sessuali, che provocavano squilibri ormonali.
E se lasciamo correre un pò la fantasia presto ci verrà in mente che nel linguaggio comune viene utilizzato questo termine, indifferentemente per uomini e donne, per riferirsi a persone un pò instabili emotivamente o labili emotivamente, che tendono a impressionare i presenti (comportamento tipico di un altro disturbo...) e, spesso, soggetti decisamente acidi per i cui atteggiamente la maggior parte di noi riterrebbe appropriata la tipica "cura rilassante" e che non prevede nè farmaci nè altro.....
In un film del 2011 dal titolo "Hysteria"  veniva messo bene in evidenza questo disturbo e la relativa cura.
Ma stiamo appunto parlando di una concezione molto vecchia e oggigiorno assolutamente fuori luogo e inappropriata per descrivere la sofferenza, molto grave e invalidante, che provano le persone che soffrono dei così detti disturbi somatoformi, fra i quali rientra la vecchia isteria e l'ipocondria di cui qui parlo.
Con disturbo somatoforme intendo un disagio psicologico, emotivo, la cui unica possibilità di esprimersi è attraverso il corpo: una malattia inesistente, una percezione distorta del prorio corpo, un dolore acuto e costante in un punto specifico che non trova riscontri medici, una malattia "psicogena" che non ha però un vero e proprio correlato "organico" come fonte di sofferenza.
Dunque sono vari i disturbi somatoformi, a seconda del tipo di disagio che una persona esperisce: ciò che li accomuna è l'incapacità della persona di pensare al disagio psicologico che ne è alla base e che gli causa un'emotività fortemente negativa che, non riuscendo nè a percepire (dissociazione: l'emozione non viene proprio sentita) nè a pensarla come una possibilità, viene espressa attraverso il corpo con la formazione di sintomi fisici o di fobie riguardo la propria salute.
Ovviamente questi disturbi non sono nè intenzionali nè vi è la minima consapevolezza da parte delle persone.
Nell'ipocondria la persona è fortemente convinta di avere una malattia grave; questa convizione le deriva dall'interpretazione errata di segnali corporei: ad esempio mi accorgo di un neo (che magari c'è sempre stato) e penso che sia un tumore.
Il disturbo è tale in quanto le rassicurazioni mediche non servono: queste persone, anzi, passano di medico in medico non convinte dell'operato di ognuno che, quasi sempre, nega un correlato patologico ai sintomi portati e alle convinzioni di queste persone.
Questa costante preoccupazione e ossessione, che li spinge a passare in rassegna ogni specialista e che grazie ad internet è peggiorata a livello esponenziale a causa delle cavolate che si leggono in ogni dove, porta spesso queste persone a sottoporsi perfino ad interventi chirurgici non necessari, nella convinzione (corroborata da medici compiacenti e ignoranti) di risolvere la malattia, nonstante esami di laboratori e indagini diagnostiche delle più svariate sempre negative.
Quanto fin qui scritto ci fa capire che l'ipocondria è un disturbo decisamente grave; nel linguaggio comune molti di noi lo usano tranquillamente per sottolineare propri o altrui aspetti di "ipercontrollo" della salute o relativi a piccole fobie di malattie.
L'ipocondriaco, purtroppo, non vive di queste "piccole nevrosi", che talora fanno anche sorridere; questo disturbo può insorgere a qualunque età, colpire indifferentemente uomini e donne e andare avanti per anni prima di giungere alla consultazione di uno psicologo.
Sottolineo nuovamente come questi comportamenti e questo modo di pensare non siano consapevoli ma sono dettati da una convinzione forte di avere una malattia (che non è comunque delirante, che configurerebbe un altro disturbo ancora; queste persone hanno un contatto con la realtà!).
Spesso accade un qualcosa nelle vite di queste persone che fa scattare il pensiero ossessivo della malattia; un evento di vita traumatico o stressante, un esperienza che li ha portati a contatto con gravi malattie o che ha fatto loro pensare di poter morire, ecc..
Qualcosa che ha fatto scattare in loro una sensazione di "fragilità fisica" e un pensiero di poter essere sempre esposti alla morte; possiamo ipotizzare che nella famiglia di queste persone vi sia stata un'attenzione particolare ai pericoli fisici o un sottolineare al bambino (l'adulto ipocondriaco) la fragilità del suo fisico; qualcosa insoma che viene riattivato dall'evento della vita adulta che richiama quella idea di se stessi come persona fragile fisicamente e che scatena emozioni così fortemente negative di paura, vergogna, umiliazione (o altro) talmente insopportabili da venir completamente negate ma che, non trovando altro sfogo e manifestazione, irrompono attraverso convinzioni e sintomi sul corpo.
Sarebbe auspicabile che già i medici di base, cui arrivano in primis la maggior parte di queste persone, riuscissero a inviare le persone con possibile disturbo ipocondriaco da uno specialista, invece che diventar complici di un percorso di auto - distruzione.
L'ipocondria è un disturbo grave e difficile da trattare proprio perchè passa motlo tempo prima che queste persone giungano a consultazione psicologica.
Difficile ma non impossibile: talora può essere necessario un iniziale supporto farmacologico assieme ad un approccio mirato ai comportamenti disfunzionali di ricerca di rassicurazione medica.
Col passare del tempo la persona impara a pensare e a prendere contatto con le proprie emozioni, soprattutto quelle negative, abbandonando sempre più la fuga da esse e i comportamenti ossessivi di controllo corporeo sino a recuperare un adeguato funzionamento di vita.

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