lunedì 14 gennaio 2013

ANSIA: tutti i rimedi...



Spero non sia troppo deludente scoprire che tutti i rimedi per l'ansia in realtà si riducono solo a due: uno è un qualcosa da assumere, giorno dopo giorno, al bisogno o secondo prescrizione e l'altro è un'efficace terapia che elimini definitivamente l'ansia patologica.
Innanzitutto è importante sottolineare che si parla di ansia patologica, cioè che crea disagio alla persona, che la rende poco funzionale in una o più aree importanti della vita (lavoro, socialità, vita intima).
L'ansia nell'essere umano è un'emozione che esiste da sempre e per questo non può essere eliminata del tutto; è quello stato di allerta che ci fa stare attenti quando attraversiamo la strada oppure è quel piacevole fastidio allo stomaco quando attendiamo la persona che ci fa battere il cuore.
Ancora, può essere la preoccupazione per un esame o una prestazione lavorativa in cui vogliamo dare il meglio di noi stessi e diventa dunque una spinta che ci fa impegnare al massimo.
Questi esempi appena fatti sono tutte situazioni in cui è presente l'ansia come esperienza emotiva; potrebbe risultarci strana la cosa in quanto siamo abituati a definire l'ansia in un'accezione esclusivamente negativa ma, di fatto, così non è.
Eppure l'essere umano senza l'ansia non sarebbe sopravvissuto molto: senza andare nella preistoria pensiamo ad un bambino di pochi mesi che inizia ad esplorare il mondo.
All'inizio è titubante, si allontana difficilmente dalla figura di accudimento e ad ogni passo o gattonamento che fa si guarda sempre indietro a cercare mamma o papà. Cosa accade se il bambino percepisce un pericolo, come ad esempio un rumore improvviso o il sopraggiungere di un estraneo? Spaventato e in allerta "corre" dalla figura di attaccamento. Questa risposta comportamentale automatica di fuga del bambino, che non ha certo le capacità cognitive dell'adulto, è stata messa in atto da stato d'ansia e di paura generato dalla situazione sconosciuta.
Quante persone che soffrono di ansia, in tutte le sue forme, si possono ritrovare in questa situazione, almeno all'inizio del "disturbo": un qualcosa di nuovo e inaspettato genera improvvisamente una risposta di paura, di angoscia, di spavento, di ansia tale da far rimanere paralizzati o far scappare a gambe levate.
Penso che tutte le persone che soffrono di ansia hanno questo inizio comune.
Ma, come si vede dall'esempio del bambino che esplora il mondo, l'ansia è solo un campanello di allarme che ci mette in guardia: siamo noi che definiamo la situazione che lo genera come nociva, pericolosa e, quindi, da evitare (in futuro).
Tornando ai rimedi, dicevo che sono giusto di due tipi: partiamo dal primo, quello "artificiale".
Può essere un farmaco, prescritto dal medico psichiatra, che può anche risultare utile nei casi molto gravi ma che a lungo andare si rivela solo una dipendenza, aggiungendo dunque un ulteriore problema al problema.
Può essere un rimedio naturale (rimedi omeopatici, fitoterapici o altro) oppure la meditazione o lo yoga o quello che vi pare: qualunque rimedio sia utile e funzionale allo scopo può andare bene.
La domanda è: quanti possono affermare di aver eliminato davvero l'ansia patologica dalla loro vita grazie a questi rimedi? O, se formuliamo diversamente la domanda, quanti hanno bisogno di questi rimedi ogni giorni altrimenti si ripresenta l'ansia?
Con questo non voglio assolutamente dire che non siano utili o efficaci anzi; dico che sicuramente sono incompleti.
Quando scatta il meccanismo mentale che ci fa vedere una situazione pericolosa e da evitare significa che dentro di noi sono scattate delle serrature; serrature che hanno aperto le porte a problematiche irrisolte e a bisogni (di sicurezza, di completezza, di efficienza, di accudimento, di amore, di adeguatezza, ecc ecc) che reclamano la loro soddisfazione e lo fanno ormai con l'unico mezzo a loro disposizione: un disturbo d'ansia.
Si badi che l'ansia la si ritrova anche assieme a tanti altri disagi, per cui è importante diagnosticare bene che tipo di disturbo si ha.
Scriverò altrove più "tecnicamente" cosa sia effettivamente l'ansia, come agisce e in quali disturbi la si ritrova; non è questo il luogo, per ora.
La psicoterapia aiuta, è innegabile. La psicoterapia cognitivo comportamentale ha strutturato dei rigidi protocolli grazie ai quali in pochi mesi (e sono davvero pochi mesi) la sintomatologia ansiosa diminuisce o scompare (laddove non lo facesse già fisiologicamente -nessuno è mai morto di ansia!!!-).
Con questo primo approccio psicoterapico alla sintomatologia si può anche giungere a capire alcuni "perchè" del disturbo e, passata la fase acuta, la persona può decidere se andare oltre, più a fondo al problema così da evitare in futuro il problema.
Anni e anni di terapia? Assolutamente no! E con questo denuncio apertamente le terapie a lungo termine che generano dipendenza nel paziente o che sono fatte da terapeuti che hanno loro stessi problemi di dipendenza o chissà di che altra natura.
"Ristrutturare"  le esperienze che hanno portato ad avere dei disagi psichici non è cosa facile nè breve nè economica (soprattutto di questi tempi!) ma di certo non dura secoli.
Sta poi alla persona decidere se passare una vita con la certezza del farmaco che toglierà il sintomo appena arriva (aggiungendo, però, l'ansia di controllare se abbiamo sempre con noi il farmaco, il rimedio, l'istruttore o chi vi pare) oppure ritornare ad essere padroni di se stessi.

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