La scoperta di una malattia cronica e che mette a repentaglio la vita di una persona rientra fra i così detti grandi traumi, quelli con la T maiuscola.
Anche se oggigiorno le aspettative di vita e, soprattutto, la qualità di vita delle persone affette da malattie croniche sono notevolmente aumentate, vivere ogni giorno con la consapevolezza di essere malati è, spesso, fonte di disagi anche gravi, che si aggiungono e/o complicano i quadri clinici già presenti.
Nella mia esperienza lavorativa mi sono confrontato con malattie croniche come il Parkinson, la Sclerosi Multipla, l'HIV, il Diabete, la SLA, per parlare di quelle con un decorso generalmente cronico.
Parlare di malattia cronica e del trauma psicologico che accompagna la comunicazione della diagnosi (per quanto non consapevole per molte persone) significa parlare di accettazione della propria "nuova" condizione di vita e della ri - elaborazione adattiva del ricordo (traumatico) della diagnosi.
Molti malati vivono serenamente e senza alcun disagio la loro malattia.
Infatti, ricevere una diagnosi di malattia cronica non implica automaticamente sviluppare un disturbo psicologico come una depressione o l'ansia.
Spesso però questo accade; soprattutto, molto spesso, i sintomi di un disagio psichico vengono sottovalutati.
È importante non sottovalutare l'impatto psicologico che questo evento reca, sempre, alle persone: teniamo presente che parliamo di malattie che segneranno per sempre la vita di queste persone e che saranno una "spada di Damocle" giorno dopo giorno.